In questi giorni, dopo la provocatoria inaugurazione della piscina della Trave da parte della lista Fano a cinque stelle, molti rappresentanti politici sono intervenuti (anche a sproposito) per analizzare la situazione e proporre varie soluzioni. Prima, però, occorre aver ben chiaro quali siano le condizioni di partenza, per poi esaminare i possibili suggerimenti. Per questo abbiamo letto con attenzione la Convenzione tra il Comune e la Polo Impianti, che ha vinto il bando.

Innanzi tutto sfatiamo l’opinione che il progetto non è remunerativo per la Polo: avrebbe potuto tranquillamente non partecipare al bando se le condizioni non le erano favorevoli, per lo meno nel periodo dell’emissione della gara.

Secondo punto: la Polo, visto l’articolo 8 della convenzione, doveva consegnare il progetto definitivo e quello esecutivo entro il 30 settembre  2009 ed il Comune approvarlo entra trenta giorni. Poi sarebbero dovuti partire i lavori. Perché questo non è stato fatto, visto che dai giornali si evince che entro settembre 2010 deve essere analizzato ancora il progetto definitivo?

Inoltre per inadempienza, la Polo dovrebbe già pagare delle penali per ogni giorno di ritardo dalla consegna del progetto esecutivo (art. 41): ciò sta avvenendo?

 Dalle ultime notizie sembra che il Comune stia valutando la possibilità di allungare il periodo di gestione della Polo dopo la costruzione (da 15 a 20 anni): da qui deriverebbe una maggiore possibilità di entrate per la gestione stessa, mentre il canone totale di 2 milioni e 850 mila euro che il Comune pagherebbe in 15 anni rimane invariato (art. 5). Inoltre il Comune ha l’onere della manutenzione ordinaria e straordinaria e della pulizia della struttura (art. 15).

 Insomma si sta cercando in tutti modi di dare un colpo al cerchio e uno alla botte: da una parte si cerca di dare maggiori margini di guadagno alla Polo, dall’altra il Comune cerca di non interrompere il rapporto contrattuale, altrimenti tutto dovrebbe ricominciare da capo. In più il Comune ha l’arma della Fideiussione di ben 590.000 euro, che già potrebbe incassare. Infatti, come da contratto all’art. 42, sono già passati i 90 giorni di attesa successivi alla scadenza sia per la consegna dei progetti che per l’inizio dei lavori.

 A questo punto non restano che due soluzioni: allungare il periodo di gestione per la Polo e definire una data certa per l’inizio dei lavori. Altrimenti si deve ricorrere alla fideiussione (non vorremmo che il Comune se ne dimenticasse, o cerchi altre soluzioni per evitare ciò): si incassano i soldi ma occorre ripartire con un altro bando. Ecco allora che si prospetta la seconda soluzione: attraverso un nuovo progetto più appetibile anche economicamente, si potrebbe preparare un bando per la realizzazione di una piscina e una palestra, in un unico nuovo complesso. La locazione potrebbe essere quella della vecchia palestra Trave, utilizzando anche gli spazi limitrofi all’abbandono. In questo modo, da una parte si attenua l’impatto ambientale e si salvaguarda il bellissimo panorama della zona, tanto apprezzato dai cittadini. Dall’altra si crea un nuovo polo sportivo di forte attrazione che grazie ad una gestione proficua, anche sfruttando bar, ristorazione, piccolo centro benessere (come già anche nell’attuale contratto), renda economicamente favorevole la realizzazione della struttura. Non mancheremo di seguire l’evoluzione della vicenda e di proporre eventuali mozioni a riguardo.

1 commento su “ACQUE POCO CHIARE PER LA NUOVA PISCINA”
  1. La colpa è della polo e di tutte le leggi che le permettono di far quel che vuole.
    Gli appalti in Italia fanno schifo, consentono alle grandi imprese di accaparrarsi tutto dettando condizioni insostenibili per le piccole imprese; una volta vinta la gara iniziano le epopee su come non rispettare proprio quelle condizioni che hanno permesso alla suddetta impresa di vincere.

    Purtroppo il comune non puo’ fare molto, deve limitarsi a far rispettare le regole e prendersela nel “di dietro”.

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