FANO CHIAMA TOKYO… il nucleare da noi!

Sembrerebbe così lontana Tokyo da Fano. Eppure proprio nel consiglio comunale di alcune settimane fa è stata bocciata dalla maggioranza al governo della città una mozione portata da Luciano Benini di Bene Comune che proponeva di dichiarare “inutile, sbagliata e costosa la scelta dell’energia nucleare” impegnava la giunta “a non collaborare in nessuna forma alla collocazione sul proprio territorio comunale sia delle centrali nucleari che di ogni altri impianto a servizio di questa”. In parole povere i partiti di maggioranza, non approvandola, ma addirittura portando argomenti più o meno fumosi a favore del nucleare, hanno detto a noi cittadini: siamo per il nucleare e se decidessero di costruire una centrale a Fano, noi non ci opponiamo!

Ebbene, state facendo ancora sonni tranquilli con questa giunta? C’è un’alternativa concreta di fronte a questa sciagurata prospettiva?

Perché dobbiamo pensare che non ci sia abbastanza energia e dobbiamo scavare le montagne, per tirare fuori tonnellate di Uranio radioattivo, importarlo in Italia, sapendo che entro 40 anni ne rimarrà pochissimo, costruire centrali costosissime che consumeranno territorio, cemento, metalli e dopo 10 anni, iniziare a produrre il 5% dell’energia che ci serve? E poi, lasciare in eredità ai nostri successori per tantissimi anni scorie radioattive da smaltire, visto che ci vogliono migliaia e migliaia di anni per dimezzare la radioattività del Plutonio (24.000) e Uranio (fino a 245.000 anni)? Un modello nuovo si sta già vedendo all’orizzonte. La prima fonte di energia è il risparmio. E’ sempre meglio chiudere i buchi di un secchio piuttosto che continuare a pomparci acqua. Il secchio bucato avrà sempre più bisogno di acqua. Quindi la prima fonte è il risparmio mediante nuove tecnologie. Per esempio già esistono le case passive. Costruendo con precisi criteri si possono eliminare le dispersioni.

Un po’ di fotovoltaico sul tetto per l’elettricità, un po’ di solare termico per l’acqua calda, una piccola ventola eolica per sfruttare il vento, una piccola centrale idroelettrica per sfruttare nelle zone di pendenza la gravità terrestre. Se ci sono incentivi per realizzare questi interventi si mette in moto un meccanismo economico virtuoso in grado di far lavorare milioni di persone, dai piastrellisti agli idraulici, ai carpentieri, agli artigiani, agli ingegneri. Molto più di quelli di un piano Nucleare. Inoltre, è già dimostrato che chi ha una casa con pannelli fotovoltaici non consuma tutto quello che accumula. Allora l’energia in più? Semplice, la rimettiamo in rete. Facciamo una grande rete energetica di nostra proprietà per cui possiamo scambiare o vendere l’energia in surplus favorendo così un sistema in cui ogni unità diviene una piccola centrale produttiva, utile per tutti. In alcune città tedesche è già realtà.

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