SPIAGGE : COSA NOSTRA O COSA LORO?

Con l’ultima variante approvata al al piano spiagge, il Comune di Fano, nel giugno 2011, ha diminuito le spiagge libere di circa il 10%, portandole dal 46% al 37%. Le concessioni sono aumentate di 500 metri, andando a coprire il 57% dei 17 km di costa del nostro comune. Anche un altro pezzo di spiaggia a nord dell’arzilla sembra che, nel 2013, diventerà una spiaggia a pagamento per cani (vedi foto). Il risultato è sotto gli occhi di tutti: le poche spiagge rimaste libere sono trascurate, superaffollate (in tempo di crisi sono tanti coloro che rinunciano al servizio a pagamento, tra l’altro aumentato), relegate in tratti poco appetibili per possibili ulteriori concessioni. Apprendiamo dal sito del demanio marittimo che i concessionari di spiaggia pagano al massimo 2,54 € al metro quadro all’anno per la concessione. Ebbene, vista la ridotta possibilità di accesso dei cittadini a spiagge libere, viene da chiedersi da che parte stia la “politica”, visto che non sembra stare a favore del bene comune e dei cittadini. La direttiva europea che impone la libera circolazione dei servizi (direttiva Bolkestein) ha comportato per l’Italia l’apertura di un procedimento di infrazione per quanto riguarda il rinnovo automatico delle concessioni balneari. Quindi dal 1 gennaio 2016, ci dovranno essere delle aste ad evidenza pubblica per l’aggiudicazione delle concessioni. Apprendiamo che anche il consigliere regionale Mirco Carloni vuole “colmare” un “vuoto normativo” al fine di “valorizzare” il suolo pubblico (vedi spiagge).  Secondo noi, l’interesse pubblico, si difende non solo tutelando quelle categorie che hanno goduto fino ad ora di privilegi di posizione o di rendita, ma difendendo con le unghie e con i denti quei beni comuni il cui saccheggio selvaggio costituisce una delle fonti di disuguaglianza e di crisi sia del bilancio pubblico che dei redditi dei cittadini. L’accesso alla spiaggia sta diventando un lusso. Non abbiamo mai sentito una parola di difesa delle spiagge libere da parte del consigliere Carloni, non abbiamo mai sentito una parola per la difesa della costa di fronte alle spiagge non in concessione, se non, forse, flebili vagiti. Ci chiediamo se i nostri rappresentanti siano consapevoli di cosa significa difendere l’interesse di tutti, oppure siano solo impegnati a difendere interessi particolari per motivi elettorali o di convenienza politica. Quello che dovrebbe fare il consigliere Carloni è una proposta di legge che aumenti la percentuale minima di spiagge libere usufruibili, portandola ad un livello percentuale paragonabile se non superiore a quello delle spiagge in concessione. Inoltre, le maggiori entrate derivante dalla riscossione dei canoni, dovrebbero andare per la riqualificazione delle spiagge libere. Nelle altre nazioni europee le spiagge sono quasi tutte libere. Il mare è cosa di tutti, non di pochi.

3 commenti a “SPIAGGE : COSA NOSTRA O COSA LORO?”
  1. Approvo in pieno. le spiagge libere sono ormai ridotte all’osso. Non solo: chi si reca in una spiaggia libera non può godere di pace. La musica che arriva dai bagni è assordante. Per la gente tranquilla, la vita da spiaggia è diventata davvero difficile, notte e giorno.

  2. Condivido perfettamente una revisione dell’attuale legge sulle concessioni balneari.
    Credo sia opportuno mantenere un numero di spiagge libere di gran lunga superiore a quello delle spiagge private.
    Credo, anche, che non si possa fare a meno degli stabilimenti balneari a conduzione familiare.
    E’ un servizio indispensabile per le molte persone che non vogliono andare in spiaggia libera.
    Persone con bambini piccoli che hanno bisogno di infrastrutture, persone invalide che hanno bisogno di un’adeguata assistenza per accedere al mare, persone che semplicemente vogliono pagare per avere un servizio migliore.
    Credo che il numero di concessioni (sopratutto in zone dove le spiagge occupano praticamente tutta la costa) vada ridimensionato, ma non credo che le spiagge private vadano debellate.
    Andrea

  3. Concordo in pieno! Le spiagge libere sono indicatrici del livello di civilità e vivibilità di una città di mare. Aggiungo però che gli accessi e la manutenzione delle suddette spiagge devono essere di gran lunga migliorati. In primis bisognerebbe ragionare in termini di viabilità e parcheggi riferiti alla zona costiera. A Fano per decenni si è consentito di edificare troppo vicino al mare, e come risultato c’è il fatto che su 20 km di costa Fano, eccezion fatta per Lido e Sassonia (che insieme non arrivano ad 1km di estensione) non ha un lungomare degno di questo nome. Si potrebbe cominciare ad invertire la tendenza realizzando un opera del genere a sud dello Yankee per arrivare il più possibile verso il Metauro. COnseguenze: qualità della vita migliorata esponenzialmente sopratutto d’estate e maggiore attrattiva turistica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *