Marotta sì, Marotta no. Voto ai marottesi, ma anche a quelli di Ponte Sasso, ma anche ai fanesi e ai mondolfesi. La questione referendum Marotta sembra assumere i contorni di uno spettacolo di teatro surreale, se non fosse la cruda realtà.
Da una parte il Sindaco di Fano, preoccupato di mantenere la parte di Marotta fanese, più per incassare i proventi delle tasse dei cittadini e delle attività commerciali e turistiche di quella zona che per dare servizi e investimenti. Basti vedere le condizioni di degrado di alcune aree della zona mare e non solo. Dicono: abbiamo costruito appena adesso una scuola. Peccato che doveva essere finita anni fa visto che il progetto era partito con l’amministrazione precedente a quella del doppio mandato di Aguzzi. Così Aguzzi invoca il referendum coinvolgendo anche i cittadini di Fano. Non tanto perchè vuole maggiore coinvolgimento, ma perchè sa che difficilmente i fanesi accorreranno alle urne per la questione in oggetto, puntando così a non far raggiungere il quorum (che è come dare una seconda possibilità al fronte del NO).
E dall’altra parte il Pd, timoroso di perdere un bacino elettorale che ha sempre trovato in Stefanelli il paladino delle lotte da Ponte Sasso in giù. Basta seguire i suoi interventi in consiglio comunale. E così si appiattisce al parere del Sindaco, ma con una ciliegina in più: non solo far votare tutti i fanesi, ma anche i cittadini di Mondolfo. Chi più ne ha più ne metta.
Tutti, insomma, a strumentalizzare un comitato o l’altro. Tutti a pensare ai propri interessi. Ma vi siete chiesti cosa è importante ora? Ora è importante che chi abita in un territorio possa esprimere la sua decisione. Ecco perchè non ci schieriamo con nessuno. Ci schieriamo solo con la possibilità che chi abita nella zona di interesse (Marotta di Fano) possa manifestare la sua idea e dare un voto. Chi più dei marottesi conosce Marotta, le sue problematiche, le sue eccellenze, la situazione dei servizi ai cittadini? E chi meglio di loro potrà saggiamente esprimersi per scegliere se rimanere divisi in due ammistrazioni o essere unificati sotto l’egida del più vicino Comune di Mondolfo? Nessun altro. Le decisioni di Marotta lasciamole ai marottesi.
Qualcuno tempo addietro mi aveva suggerito di aprire un Marotta5stelle a cui avevo risposto che il problema Marotta unica si poteva discutere negli anni in cui il sindaco di Mondolfo era il buon Pierino.Da allora sono passati quasi quarant’anni;siamo entrati nell’era informatica e sentir porre questo problema ancora negli stessi termini di allora mi sembra anacronistico.Come e’anacronistico avere ancora il comune di S.Costanzo e di Mondolfo distanti fra loro pochi chilometri oppure intorno a Fano a distanza di 10 Km altri comuni.La disposizione attuale dei comuni risale agli anni 50 quando non c’era la televisione,il telefono era quello fisso del posto pubblico e pochi erano quelli che avevano la topolino
o la moto mentre il mezzo di trasporto usuale era la bicicletta.Allora pensiamo a cambiar registro,non parliamo piu’ di comuni ma di aree comunali allargate con almeno trentamila persone dove poter ridurre i costi amministrativi e politici eleggendo un sindaco e una giunta,creando sinergie all’interno del territorio per la gestione del bene pubblico portando il cittadino ad essere l’azionista di se stesso.Il movimento deve essere cosciente che oltre a fare una critica costruttiva nei confronti degli attuali apparati politico amministrativi deve costruire il senso civico degli italiani.Per questo serve una attivita’di educazione e discussione capillare su tutte le circoscrizioni.Le elezioni politiche sono il primo passo del movimento;le elezioni amministrative regionali saranno fondamentali se il movimento intende dare la parola ai cittadini per creare un futuro e dare un senso al sentirsi partecipi di una societa’.Tornando al referendum vedrei un dibattito sulla creazione di un’area comunale del basso Cesano nel caso di Marotta che arrivi sino a S.Lorenzo e nel caso di Fano di un’area del basso Metauro che arrivi dalle parti di Fossombrone.In Emilia e’successo che nella Valsamoggia si sono riuniti 4 o 5 comuni dando vita ad un’area vasta con circa 25/30 mila abitanti;
a mio parere questa e’la strada da seguire.