Il capogruppo al Senato: «Dobbiamo solo dire se siamo d’accordo sui singoli temi. Chi è a disagio non lo racconti ai giornali»
ROMA – «I parlamentari del Movimento 5 Stelle non si devono occupare di strategie politiche. Se qualcuno ancora insiste nel chiedere alleanze politiche, allora non ha capito niente e si pone fuori». Vito Crimi, capogruppo al Senato del Movimento 5 Stelle, non si sottrae alle domande. Parla dei 16 disegni di legge presentati dal suo gruppo, delle interrogazioni e delle mozioni, ma non si sottrae anche sui cosiddetti «dissidenti».
Si parla di una cena con sette deputati e due senatori dissidenti.
«Ho chiesto conto e chi c’è stato mi ha detto che era un normale incontro in cui si è discusso di tutto».
Tutte balle dei giornali? «Non dico questo. Se lo scrivete, qualcuno ve l’ha detto. E se qualcuno ve l’ha detto, evidentemente è in dissenso. Ma vorrei sapere su cosa».
Sulla vostra politica, magari. «Ecco, appunto, noi non dobbiamo ragionare di strategia politica, di alleanze. Chi dice questo non ha capito niente. Tu, parlamentare, devi dire: sei d’accordo sulla mozione Ogm? Sei d’accordo sul singolo tema?».
Ma la linea politica chi la decide? Non contano i parlamentari? «Le dice qualcosa il nome Tutti a casa tour? O Tsunami tour? La strategia è quella».
Uno può non essere d’accordo. «In quel caso non accetta la democrazia della maggioranza».
Il dissenso, però, è indice di un disagio. Non dovreste affrontarlo? «Se uno vuole confrontarsi con noi bene, ne discutiamo. Ma se ha questo disagio, e lo comunica alla stampa, allora ciao».
Forse perché si sente intimidito. Con gli anatemi dal blog di Grillo e le black list ventilate. «Ma quali black list? Dove sono? Sulla diaria abbiamo semplicemente detto che pubblicheremo online chi la restituisce e chi no. Poi, certo, saranno gli elettori a bastonare chi non ridà i soldi».
Anche per i giornalisti si parla di black list. Il gruppo comunicazione della Camera ha diviso i giornalisti in «affidabili», «non affidabili» e «in mala fede». «Ma sono solo suggerimenti. Se non erano graditi, i deputati potevano non prenderli in considerazione invece di comunicarli ai giornali».
Scegliersi i giornalisti graditi non è una novità, provano a farlo tutti i partiti da anni. «Le sto parlando, no? Io non faccio nessuna lista. Per il resto sono normali logiche di comunicazione».
Qualche problema con i media forse ce l’avete, se è vero che un giorno Milena Gabanelli è il vostro candidato al Quirinale, il giorno dopo minacciate azione giudiziarie con Report, con il vostro senatore Lello Ciampolillo. «Ma quali azioni giudiziarie. Io non ce l’ho con la Gabanelli, ma il servizio di Sabrina Giannini era un’accozzaglia di cose lasciate in sospeso e di insinuazioni».
Domande, più che insinuazioni. Si chiedeva conto dei guadagni del blog di Grillo. «Bastava una visura camerale. E poi basta la logica: un blog così può costare un milione di euro all’anno; la pubblicità, che c’è da sei mesi, non lo coprirà mai. Non c’è bisogno di scomodare Beppe e Gianroberto».
Si poteva rispondere. «Comunque noi abbiamo massima trasparenza: abbiamo speso 200 mila euro e ne abbiamo versati 450 in beneficienza ai terremotati».
Un bilancio del vostro arrivo a Roma? Luci e ombre. «Vedo solo luci. Abbiamo portato un contagio positivo. E abbiamo prodotto una grande mole di lavoro e di proposte, dal Def all’Imu, dalla Tav al Fisco».
Alessandro Trocino (Corriere della Sera)