All’ombra dell’Arco d’Augusto, tra Carloni e Tombari è scoppiata la guerra dei poteri forti. In ballo, ovviamente, ci sono le due più importanti poltrone della città, quella del Sindaco e quella del Presidente della Fondazione Carifano, da sempre la spada e lo scudo dietro ai quali l’eterna e immutabile cerchia della “Fano Bene” governa la vita cittadina. I fanesi non si lascino ingannare, in questo ennesimo gigantesco pasticcio tra banche, politici e palazzinari: nei pensieri dei potenti loro sono e rimangono all’ultimo posto, utili tutt’al più solo quando è tempo di mettere una crocetta sulla scheda elettorale. Come dimenticare infatti che Carloni, autonominatosi paladino di Fano, è preoccupatissimo della sorte del 3,3% di Banca Marche in pancia alla Fondazione Carifano, ma non spende nemmeno una parola sul 33% della banca in mano ai piccoli azionisti, una folla di oltre 40.000 famiglie fatte di operai, pensionati e piccoli imprenditori che da un giorno all’altro hanno visto sparire i risparmi di una vita. E che dire di quelli che manager e politici chiamano elegantemente “esuberi“? Si parla di oltre 800 persone, quasi un terzo dell’intera forza lavoro che rischia di essere prepensionato, ceduto assieme alle filiali, come fossero complementi d’arredo o, nella peggiore delle ipotesi, semplicemente di venire licenziati.
In questa storia fatta di denaro, banche e politica, a noi sembra che tutti si stiano dimenticando dei comuni cittadini, quelli senza santi in paradiso, per i quali non c’è mai nessun politico pronto a stracciarsi le vesti, ma che, statene certi, alla fine saranno gli unici a dover pagare per tutti.