DISCARICA CA’ LUCIO: dalle stalle alle stelle

volantino Ca' lucioEcco il testo del documento interessantissimo sulla problematica dell’ampliamento della discarica di Ca’ Lucio a Urbino

Conferenza stampa dei Gruppi provinciali del Movimento 5 Stelle

Pesaro 14/09/2013

Oggetto: Discarica di Ca’ Lucio: gestione, ampliamento ed interferenze con una corretta gestione dei rifiuti

Osservazioni che rendono inopportuna ed inutile l’approvazione del progetto di ampliamento

La normativa regionale, nazionale ed europea in materia di rifiuti

  • (ad es. L.R. 24/2009 Disciplina regionale in materia di gestione integrata dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati;
  • Variante al “Piano Regionale di gestione dei rifiuti” -D.A. 15 dicembre 1999, n. 284- per adeguamento del “Programma regionale per la riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare in discarica” approvato con D.A. n. 151 del 18 ottobre 2004;
  • D.Lgs. 152/06 Norme in materia ambientale e s.m.i.;
  • Risoluzione del Parlamento europeo del 24 maggio 2012 su un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse)

indica le linee guida e le azioni da attuare che sono tese a:

  • Prevenire la produzione di rifiuti
  • Adottare il riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti
  • Potenziare la raccolta differenziata anche mediante l’adozione della modalità porta a porta
  • Eliminare progressivamente l’utilizzo di discariche e di inceneritori

Tali linee guida relative a tutta la normativa in materia di gestione dei rifiuti, indicano come il progetto – ritenuto erroneamente strategico – di ampliamento della discarica di Ca’ Lucio, sia obsoleto, e contraddica lo spirito e le indicazioni legislative, contravvenendo all’osservanza del principio di gerarchia in esse contenuto.

Nella provincia di Pesaro- Urbino sono già disponibili (unica provincia in ambito regionale) oltre 2 milioni di metri cubi in discariche già esistenti che – alle attuali percentuali di raccolta differenziata – consentirebbero lo smaltimento per diversi anni dei rifiuti, senza necessità di alcun ampliamento della discarica Ca’ Lucio o di altre presenti sul territorio. In questi anni, si avrebbe tutto il tempo di progettare e pianificare l’adozione delle misure gestionali necessarie a conseguire il raggiungimento dei limiti normativi in ordine alla riduzione della produzione alla fonte dei rifiuti e delle percentuali da abbancare in discarica.

Tale situazione indurrebbe il gestore ad accettare rifiuti provenienti anche da fuori provincia e regione (è recente la notizia che la nostra Provincia si potrebbe rendere disponibile al conferimento nelle sue discariche di rifiuti provenienti da San Marino); del resto il piano finanziario del progetto presentato, prevede la remunerazione dell’investimento (pari a 12 milioni di euro tra realizzazione e gestione post-operam) congelando l’insoddisfacente situazione attuale per l’intero entroterra (98.000 abitanti) per il prossimo ventennio; il piano finanziario prevede infatti il solo raggiungimento dei livelli minimi di raccolta differenziata previsti per legge (65%, mentre numerosi comuni virtuosi si pongono oltre l’80%), il mantenimento dell’attuale quantità conferita (32.000 t/anno), la stabilizzazione degli attuali costi di smaltimento (71 euro/t per rifiuti urbani). In venti anni il gestore introiterà circa 50 milioni di euro per sotterrare rifiuti.

Con i costi di investimento previsti per l’ampliamento si potrebbero altresì realizzare un paio di impianti tecnologicamente avanzati di riciclaggio e recupero, con i quali il rifiuto non diverrebbe un costo ambientale ed un rischio per la salute per i prossimi 50 anni, ma una fonte di guadagno e miglioramento della qualità della vita e dell’ambiente. Sembra quindi che l’ampliamento sia la risposta ad un mero piano industriale d’azienda.

Attualmente in provincia, a causa della scarsa percentuale di raccolta differenziata raggiunta, l’80% dei comuni paga l’addizionale del 20% del tributo rifiuti e solo il 20% dei comuni beneficia della riduzione fino a 14 euro/t del tributo stesso. Ai cittadini quindi l’attuale modalità inefficiente di gestione costa parecchio, ed impietoso risulta il confronto con la vicina provincia di Macerata dove le percentuali sopra indicate sostanzialmente si invertono.

Osservazioni che evidenziano l’inadeguatezza del progetto presentato

Molto del biogas prodotto si disperde in atmosfera

L’impianto esistente di captazione del biogas prodotto dai rifiuti già attualmente sembra essere sottodimensionato e i residenti intorno alla discarica riscontrano un utilizzo della torcia ricorrente e frequente, non solo quindi in situazioni di emergenza (contravvenendo alle autorizzazioni rilasciate); in futuro l’impianto dovrà essere potenziato. Purtroppo non è tecnicamente possibile aspirare tutto il biogas prodotto e quantità significative si disperdono in atmosfera. Il progetto calcola che fino al 2040 si disperderanno in atmosfera oltre 100 m3/ora, con presenza di metano (44 %) e tracce di benzene ed etilbenzene che sono sostanze cancerogene. Lo studio non è in grado di calcolare l’impatto ambientale e sanitario del biogas disperso e ARPAM rinvia al futuro monitoraggio le considerazioni del caso, rinviando di due anni la decisione sul potenziamento dell’impianto, nel frattempo i residenti confinanti respirano sostanze pericolose.

Le acque sotto la discarica sono inquinate

Dopo numerose indicazioni da parte di associazioni e cittadini, ora anche ARPAM conferma che risultano contaminate sia le acque dei piezometri della discarica, che le acque di sottotelo e chiede dopo 20 anni di coltivazione, uno studio idrogeologico, ed accorgimenti progettuali solo sull’ampliamento futuro. Nel frattempo non può esser escluso il rischio di inquinamento delle falde che dal torrente della discarica giungono fino al Fiume Metauro, dove le acque vengono potabilizzate ed immesse negli acquedotti che contribuiscono a rifornire anche Pesaro e Fano.

Lo scarico dell’impianto di trattamento del percolato inquina i fiumi

Il percolato prodotto dalla discarica viene trattato in un impianto ad osmosi inversa, che risulta sottodimensionato rispetto ai periodi piovosi, durante i quali si ricorre al trasporto e smaltimento in numerosi impianti di trattamento fuori provincia del percolato prodotto in eccesso. Testimonianze degli abitanti della zona affermano che l’impianto funziona saltuariamente e con portate ridotte. Uno studio prodotto da Marche Multiservizi sull’impatto ambientale dello scarico dell’impianto sul torrente a valle della discarica e sul Fiume Metauro, conferma che alle ridotte portate attuali l’inquinamento è “sopportabile”, mentre in futuro, in conseguenza dell’ampliamento necessario, il potenziamento dell’impianto produrrà un carico inquinante non compatibile con la qualità del torrente e del Metauro, tanto che ARPAM si riserva di individuare un altro recettore per lo scarico e di modificare in senso restrittivo i limiti di emissione.

 

L’impermeabilizzazione di base della nuova discarica potrebbe collassare

L’ampliamento della discarica avviene costruendo una nuova discarica sopra quella vecchia (secondo piano). I rifiuti urbani sono soggetti a degradazione e si riducono di volume, quindi per molto tempo saranno presenti cedimenti differenziali nel corpo rifiuti della vecchia discarica, che potrebbero creare avvallamenti al di sotto del sistema di impermeabilizzazione di base della nuova costruita sopra, tali da provocare la laminazione dello strato di argilla e lo strappo del telo; in questo caso il percolato dell’ampliamento scenderebbe all’interno della vecchia discarica che già presenta criticità circa l’inquinamento delle acque sotterranee. Tecnicamente non è possibile prevedere l’entità dei cedimenti, perciò non si è in grado di stimare il reale rischio di percolazione di inquinamento dalla nuova discarica all’interno della vecchia; inoltre il progetto non prevede un sistema di controllo e drenaggio delle acque di sottotelo e non presenta accorgimenti per irrigidire il sistema di impermeabilizzazione al fine di ridurre il rischio di lacerazione del telo. Questo aspetto, posto all’attenzione di Marche Multiservizi e degli Enti durante gli incontri pubblici, non viene preso in considerazione dalle prescrizioni degli enti partecipanti alla Conferenza dei Servizi.

La strada SS73bis non è idonea a sopportare il transito dei camion per l’ampliamento e lo smaltimento di percolato perché tortuosa e troppo stretta

In fase di costruzione dell’ampliamento è prevista la circolazione di 96 camion al giorno, che a causa della tortuosità della strada in corrispondenza di numerose curve invaderanno la corsia di marcia opposta (come già ampiamente documentato in questi mesi in occasione della circolazione dei veicoli che trasportano a smaltimento il percolato prodotto in eccesso); inoltre in almeno 1 punto la strada non presenta la larghezza minima di 6 m richiesta dalla normativa di settore per il transito dei veicoli in oggetto, non risultando perciò idonea al transito; si imporrebbe quindi l’immediata sospensione del transito dei veicoli fuori norma e l’adeguamento della carreggiata.

Comportamento degli enti pubblici

La decisione di approvare l’ampliamento della discarica, che continuerà a compromettere l’ambiente e la salute per i prossimi 50 anni, è stata presa in una splendida giornata estiva (1 agosto) in un rifugio del Monte Catria (rifugio Cupa delle Cotaline), dove l’intera Giunta Provinciale si è riunita, annoverando quale unico assente l’unica persona competente: Tacisio Porto assessore all’ambiente.

Per approvare il progetto, tecnicamente discutibile e strategicamente inutile e dannoso, sono state necessarie ben 2 conferenze dei servizi e numerose integrazioni e chiarimenti prodotti in oltre un anno di contatti tra enti competenti e Marche Multiservizi; per rendere approvabile il progetto si è dovuti ricorrere a ben 55 prescrizioni tecniche e gestionali motivate da 2 pareri istruttori argomentati in oltre 100 pagine di considerazioni. Dei 13 enti partecipanti alla conferenza dei servizi solo 5 hanno fornito parere favorevole, mentre 2 non hanno partecipato (Comune di Urbania e Forestale) e 6 hanno fornito pareri articolati e di dubbia interpretazione, a testimonianza delle lacune progettuali.

Nel periodo febbraio / luglio 2013 gli enti pubblici (Comune di Urbino, Urbania, Comunità Montana, Provincia), hanno disertato la maggior parte degli incontri pubblici, non facendosi parte attiva nella verifica e recepimento delle richieste dei cittadini, espresse in 6 incontri pubblici, con raccolte di firme, e tramite oltre 30 articoli sulla stampa locale.

La visione del Movimento 5 Stelle in materia di rifiuti

Il Movimento 5 Stelle ritiene che la gestione dei rifiuti debba essere posta in essere applicando lo spirito della normativa vigente, che prevede la minimizzazione della produzione di rifiuti alla fonte, la massimizzazione di riutilizzo / recupero / riciclo, per tendere ad una reale politica “rifiuti zero”. La gestione della transizione della insoddisfacente situazione attuale (Marche Multiservizi non riesce ad assicurare il rispetto dei minimi livelli previsti per legge: 65% di raccolta differenziata, 115 kg/abitante/anno di Rifiuti Urbani Biodegradabili, stabilizzazione del rifiuto prima del conferimento in discarica) deve essere effettuata mediante investimenti in informazione ed educazione della popolazione, nella modifica della progettazione dei prodotti e dei criteri di distribuzione, e nella realizzazione di impianti all’avanguardia nella cernita e recupero dei materiali conferiti, rispettosi dell’ambiente, sottraendo il ciclo dei rifiuti a speculazione ed interessi privatistici.

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