Si accavallano dichiarazioni, comunicati stampa e lavaggi del cervello: Del Vecchio, Carloni e Seri sono tutti per la difesa del Santa Croce. Se ci fermiamo ai titoli. Se, invece, andiamo a leggere nei sottoparagrafi, tutti e tre dicono che, comunque, sono a favore di una unica nuova struttura (quindi per la conseguente chiusura dell’ospedale di Fano), da sempre. Ma dove sta la verità? La verità sta nel trovare una posizione di comodo. I “tre dell’Ave Maria” si ritrovano, loro malgrado, in una congiunzione astrale alquanto avversa: sono in piena campagna elettorale comunale e i soldi per l’ospedale unico non ci sono. Che fare? Mettere un piede in due scarpe, è il mestiere che sanno fare meglio: siamo per l’ospedale unico, ma visto che i soldi non ci sono, ora siamo per la difesa dell’ospedale di Fano. Ma il messaggio implicito è ancora più grave: se si dovessero trovare i soldi, noi chiudiamo gli ospedali di Fano e di Pesaro e ne facciamo uno unico! Ecco quale è la verità. Ora i paladini a tempo determinato del Santa Croce, farebbero bene, invece, a prendere d’esempio il Movimento cinque stelle: da sempre in questi cinque anni, ci siamo battuti perché l’ospedale di Fano e Pesaro trovassero una riorganizzazione e riqualificazione che creino risparmi, ma anche presenza dei reparti base nei due nosocomi, con le unità specialistiche integrate selettivamente. Dando sicurezza nelle cure a abbattimento delle lunghe liste di attesa E’ questa la vera soluzione, per due ospedali che assorbono la popolazione di due vallate di 140 mila abitanti. Ma soprattutto va potenziato il servizio sul territorio: prevenzione e cura successiva agli interventi su malattia acuta, sono i cardini di una buona sanità che si serve dell’ospedale solo in extrema ratio. Strutture decentrate, medici di base che possono servirsi di strumenti e enti radicati nei territori. Questa è la sfida della sanità del futuro. Non è quella di un ospedale unico.