Lettera aperta di una cittadina alla cittadinanza

In questi giorni di fermento cittadino ho letto con curiosità e non senza ironia i molteplici comunicati stampa che si sono susseguiti, a seconda delle risorse materiali e umane, nella rete.

Ero aperta ad un confronto di argomenti senza pregiudizi verso tutto e tutti.

Pur riconoscendo l’ accezione negativa della parola pregiudizio, nessuno di noi può nascondere a se stesso di non averne avuto qualcuno. Non voglio con questo giustificare i pensieri portatori di e le azioni conseguenziali al pregiudizio, ma a volte di fronte al nuovo potrebbe spogliarsi di quell’accezione e rivestirsi di una corrazza di positività .

Questa corazza come un’armatura si è calata,a volte per scelta e a volte per imposizione, sul corpo ma soprattutto sulle menti di molti cittadini.

Il nuovo spaventa, non si è mai preparati e pronti, non abbiamo niente da recriminargli, nessuno da processare, non ci sono danni da imputare e se ce ne saranno, chi sceglie il nuovo deve accettare di aver in qualche modo contribuito.

È molto più facile affidarsi al noto che all’ignoto.

Un noto ben inserito nel sistema.

Un sistema dove anche i pluri pregiudicati si sentono illibati e tutelati da quei cittadini che continuano a vedere in loro un elemento di rappresentanza.

Chiudo con uno stralcio delle mie letture…oggi, questo chiedono gli elettori: una maggioranza che risolva i problemi.

Si è stanchi.

Si vuole uscire finalmente dalla campagna elettorale.

Ad oggi vale il detto di Kierkegaard: “La nave è in mano al cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta, ma che cosa mangeremo domani”…

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