La presunta sinistra fanese prosegue ad amministrare la città usando l’ipocrisia come metodo di governo: se da una parte nelle dichiarazioni sulla stampa o sui social è un proliferare di appelli ai più nobili principi costituzionali, dall’altra, appena è chiamata in causa per tutelare il diritto alla salute di tutti i cittadini, fa orecchio da mercante.
Nell’ultimo consiglio comunale è stato finalmente discusso un nostro ordine del giorno con cui auspicavamo che il Comune di Fano chiedesse con forza alla Regione di modificare un paio di delibere riguardanti principalmente la ripartizione delle spese per alcuni servizi socio-sanitari già presenti sul territorio, e in particolare per quelli rivolti alle persone diversamente abili, agli anziani non autosufficienti e ad altre situazioni di particolare bisogno.
Ovviamente la maggioranza, nonostante due anni fa un documento simile presentato da Luciano Benini sia stato approvato all’unanimità, ha votato compattamente contro, se si eccettua la pilatesca astensione della parolaia Sinistra Unita. D’altronde la cosa non ci sorprende, dal momento che, in più occasioni, autorevoli esponenti della maggioranza hanno affermato di non poter permettere che un atto dell’opposizione potesse essere approvato, seppur condivisibile nei contenuti.
Eppure il Movimento 5 Stelle di Fano non aveva fatto altro che recepire le istanze degli operatori del Terzo Settore del nostro territorio, nell’ambito della Campagna Trasparenza e Diritti. L’apparente disponibilità iniziale della Regione ad assecondare alcune richieste si è poco dopo rivelata solo una finta, per vari motivi: non solo non è stata prevista la presenza di rappresentanti dei Comuni, maggiormente vicini alle esigenze della comunità, al Tavolo di Lavoro appositamente convocato, ma soprattutto la Regione ha accollato i grandi costi ai Comuni stessi e quindi ai cittadini, i quali dovranno ora coprire il 60% del costo dei servizi, invece dell’attuale 25%. Gli effetti di questa decisione sciagurata si vedranno ovviamente solo nel 2015, possibilmente dopo le elezioni regionali.
E’ davvero incredibile che il nostro Comune non sembri preoccupato dei gravissimi costi che gli vengono attribuiti e della gravità delle modifiche sui servizi, che di fatto orientano verso il ritorno agli istituti residenziali, in una vera e propria logica di “ghettizzazione” degli utenti.
Con la bocciatura del nostro ordine del giorno, il Comune di Fano è così uno dei pochi grandi comuni delle Marche che non alza una sola voce contro le scelte che la Regione sta portando avanti in materia: già Pesaro, Ancona, Jesi, Falconara, Porto S.Elpidio e altri comuni avevano approvato questo documento, tra l’altro quasi sempre presentato da esponenti di centro-sinistra.
Ancora una volta il Comune di Fano quindi sceglie di non opporsi alla Regione, anche se chiaramente contro l’interesse proprio, magari in virtù degli interessi di altri e di certi legami. Peccato che ancora una volta ci siano di mezzo i servizi più basilari per i cittadini: ingenuamente avevamo sperato che, almeno in questa occasione, come spesso accade, potessimo copiare da Pesaro e alzare un po’ la voce sul padrone. Così non è stato, e a farne le spese, ancora una volta, è la salute della gente.