Mesi buttati e soldi buttati: con la scusa che tutto il lavoro della precedente giunta non era preciso e non del tutto condiviso (soprattutto per motivi di tempistica) con i Comuni soci di Aset, Seri e la sua “giunta dei tavoli” con già due mesi di ritardo sulla tabella di marcia (la delibera doveva arrivare in consiglio il 22 dicembre 2014) danno un bel colpo di spugna sull’iter della fusione Aset spa e Aset holding. Soldi buttati oltre 100 mila euro. Tempo sprecato, oltre 10 mesi.
Ma davvero occorre ripartire da capo? Nell’ottica del risparmio e dell’efficienza, non sarebbe meglio anzitutto riunire i CDA delle due aziende, sotto la supervisione del Capo di Gabinetto e del Sindaco, soppesare il lavoro di analisi già fatto e prendere una decisione incisiva e politica sulla questione? A noi sembra ancora possibile. Si vuole veramente la fusione delle Aset per risparmiare, dare migliori servizi e mantenere completamente pubblica la società?
E a quel punto, per ovviare alle lacune emerse, non sarebbe più giusto, e molto più economico, rimettere in mano al precedente advisor (Pubblitecnica) il lavoro già fatto? Chiedendo a quella società di porre rimedio alle lacune evidenziate. Anche le presidenti delle due ASET, quando convocate in Commissione Garanzia e Controllo a fine 2014, sembravano ipotizzare questa strada. E allora perché una nuova gara?
Ma Seri e la sua giunta, cosa vogliono veramente? Questa delibera purtroppo offre poche risposte e soprattutto poche tutele. In particolar modo dove recita che l’advisor servirà anche a verificare l’autonomia finanziaria e capacità di investimento per supportare l’egemonia territoriale. Si apre una porta verso la cessione di una parte societaria ai privati (quindi la pesarese Marche Multiservizi) per rafforzarsi finanziariamente? Non si ha risposta alcuna.
C’è un caso solo per cui avremmo sostenuto anche la ricerca di un nuovo advisor: investigare l’effettivo potenziale e le modalità per il Comune di creare una “Azienda Speciale” secondo l’art. 114 del TUEL, che ad oggi è, come dimostrano da tante esperienze, l’unico modo per assicurare una gestione completamente pubblica al 100%, trasparente e partecipata, ma anche un’autonomia imprenditoriale nella gestione dei servizi idrici.