Non possiamo che concordare con chi – a differenza del proprio partito – cerca di far chiarezza sul tema Fondazione e rilanciare il suo appello, sperando che qualcun altro lo raccolga e si arrivi davvero ad un cambio radicale nella Fondazione, ma anche a una chiarezza completa sulla vicenda.
Già da Settembre 2013 avevamo evidenziato come si stava prefigurando una perdita per la Fondazione Carifano attorno ai 36 milioni di euro, per l’acquisto massiccio e imprudente di azioni in Banca Marche. Quando Tombari era venuto a risponderne in Consiglio, solo il M5S e Bene Comune avevano lanciato l’allarme e Tombari aveva negato. La perdita si è poi evidenziata ad Agosto 2014 – quando la negoziazione delle azioni era stata sospesa- e avevamo lanciato solo noi -sempre attraverso la stampa- un appello alla cittadinanza ed in primis all’amministrazione appena insediata, ma su tutto era calato il silenzio. Nessun commento, nessuna voce. Campagna elettorale appena finita… tutti in vacanza!
Certo, oggi il cerchio si chiude con i dati che emergono dalla stampa ieri sullo zuccherificio: a Tombari è andata male e i nodi vengono al pettine. Il dato dell’esposizione in Banca Marche di 36 milioni che sembra emerso con il piano di ristrutturazione del debito della società Madonna Ponte è molto sospetto… soprattutto se affiancato ai 45 milioni (di cui 36 già persi) di azioni che la Fondazione Carifano (presieduta da Tombari) ha acquisito negli anni, pari al 3.35 % delle quote? Anche il fatto che – come da lui stesso affermato- l’ing. Tombari voleva ottenere un rappresentante nel consiglio di Amministrazione di Banca Marche, non è sicuramente un dato trasparente, vista la molteplicità di incarichi che l’ing. Tombari ricopre su fronti pubblici e privati. Sarà sempre stato l’interesse del territorio a prevalere?
La situazione che si è delineata è gravissima, sia per le imprudenze svolte nelle operazioni azionarie che per la sovrapposizione di ruoli lampante e l’uso improprio del capitale della Fondazione. Tombari dovrebbe avere solo la decenza di dimettersi, ma basterà questo per mettere al sicuro la Fondazione?
Ci aspettiamo che sia dai componenti dei vari organi della fondazione e dai soci tutti (tra i quali anche il vice-sindaco) che dall’amministrazione comunale si alzi un coro di voci a supporto di questa richiesta di trasparenza e chiarezza. Diversamente, occorrerà pensare ad azioni che permettano di far chiarezza a tutto campo.
Chi tace, in questi casi, sicuramente acconsente.