Dagli organi di stampa abbiamo di recente appreso che nella Regione Marche sono stati confiscati alle mafie 21 beni, la maggior parte dei quali localizzati nel territorio del Comune di Fano, che detiene l’infelice primato regionale con ben 6 beni: 4 appartamenti, 1 garage e 1 impresa. Inoltre risulta che il 62% dei beni confiscati nelle Marche (13 su 21) è situato nei Comuni della Valle del Metauro (Fano, Isola del Piano, Montefelcino). Le statistiche appena esposte destano particolare preoccupazione poiché evidenziano in maniera univoca che il territorio fanese e i suoi immediati dintorni subiscono da tempo un livello non trascurabile di permeabilità ed infiltrazione nel loro tessuto economico da parte di varie organizzazioni criminali, che riciclano e reinvestono nella nostra zona capitali “sporchi” provenienti da attività illecite. Ad oggi ci risulta che solo un appartamento situato in un condominio nel quartiere Sant’Orso è stato finora trasferito al Comune di Fano; complessivamente, appena un terzo dei beni confiscati nelle Marche è stato recuperato e destinato a finalità di interesse sociale.
Siccome sia il Codice Etico del Comune di Fano sia l’iniziativa “Riparte il futuro – Trasparenza a costo zero”, promossa dalle Associazioni Libera e Gruppo Abele, a cui il Comune di Fano ha aderito, impongono obblighi in questo senso, abbiamo appena protocollato un interrogazione che ha ad oggetto il riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata nel territorio del Comune di Fano.
Le domande che abbiamo rivolto a sindaco e assessore alla trasparenza sono le seguenti: se all’Amministrazione Comunale risulta che sono presenti sei beni confiscati alla criminalità organizzata nel territorio del Comune di Fano; se sia stato redatto un apposito elenco dei beni confiscati e trasferiti al Comune di Fano, se tale elenco sia adeguatamente pubblicizzato e riporti tutti i dati e le informazioni, anche in formato open data; in quale stato si trovino i beni confiscati e già trasferiti al patrimonio del Comune; se siano rimasti nella disponibilità diretta del Comune o siano stati affidati gratuitamente in concessione a terzi; se allo stato attuale siano inutilizzati o, al contrario, siano già stati destinati a finalità di interesse sociale o di altro genere; se intendano sollecitare il trasferimento dei beni e, in caso di risposta positiva, quale progetto intendano predisporre per la valorizzazione e il loro recupero nell’ottica dell’educazione alla legalità, della fruizione condivisa e della partecipazione democratica; se sia stata definita la composizione della “Tavola pubblica della trasparenza” e quali soggetti ne facciano parte allo stato attuale; quante riunioni della “Tavola” si siano tenute finora e se siano già state fornite da essa indicazioni per quanto riguarda le finalità sociali cui verranno destinati i beni confiscati alle mafie nel territorio comunale.