Rimaniamo convinti di quanto abbiamo affermato in campagna elettorale, ovvero che le reti del servizio idrico debbano tornare ai Comuni, i quali possono gestire i servizi pubblici locali mediante il modello “azienda speciale”. Questo è l’unico percorso che può effettivamente porre un argine alle mire di Marche Multiservizi/Hera ed assicurare la continuazione della gestione pubblica dell’acqua e dei rifiuti, come è già stato fatto in altri comuni dopo il referendum sull’acqua, in particolare dal Sindaco De Magistris a Napoli, dove peraltro la qualità dei servizi è nettamente migliorata rispetto ai disastri delle precedenti gestioni, commissariali e non.
Riteniamo pertanto la fusione così proposta inutile e rischiosa, e voteremo contrari alla delibera di indirizzo della Giunta.
Le motivazioni che ci inducono ad essere contrari derivano sia dalle nostre convinzioni in merito alle più opportune modalità di gestione dei Servizi Pubblici Locali a rilevanza economica, in particolare il Servizio Idrico Integrato, sia dalle riflessioni che nascono dalla lettura attenta dei documenti.
In merito al parere dell’Advisor, è sorprendente constatare che dopo che l’amministrazione comunale ha chiesto, per il tramite di Aset Holding, un parere ad un primario studio di professionisti sulle modalità più opportune di integrazione delle due società, sopportando una spesa di oltre 20.000 Euro, la stessa Giunta propone di agire secondo l’esatto contrario di quanto raccomandato dal suddetto Advisor. Questo vuol dire o che si ritiene che l’Advisor non sia stato indipendente nel suo giudizio (ma allora bisogna dirlo esplicitamente ed assumersene le responsabilità) o che ci sono prese di posizione preconcette da parte della maggioranza, legate non a motivazioni tecnico-economiche, ma mere questioni di bassa politica, poltrone e potere, e che quindi il parere tecnico dell’Advisor doveva essere solo una formalità di cui evidentemente non serve tener conto.
Ma veniamo ai fatti ed ai numeri: in merito alle economie derivanti dalla fusione, l’Advisor nella sua relazione evidenzia che, poiché le due società svolgono attività operative diverse, le tanto declamate economie di spesa derivanti dalla fusione sono in realtà irrisorie e riguarderebbero solo alcune funzioni di staff. Si tratterebbero pertanto di economie che si possono ottenere anche con diversi percorsi di integrazione più economici, ovvero mettendo in comune dei servizi. La relazione afferma in particolare che non è prevista nessuna economia significativa sul costo del personale, non essendo prevista nell’operazione la generazione di esuberi, anche per precisa volontà politica. Pertanto le economie sul personale sarebbero sostanzialmente quelle derivanti dai pensionamenti del personale in esubero, che, per definizione, sono legate al trascorrere del tempo ed avvengono anche in assenza di una fusione.
Dall’altra parte del conto economico, i maggiori ricavi previsti (6 milioni di Euro tra il 2016 e il 2020) sarebbero possibili solo per effetto di incrementi tariffari del servizio idrico per effetto dell’incremento del capitale investito dell’ente gestore del servizio in seguito all’apporto delle reti mediante l’unificazione del compendio patrimoniale.
Detto ciò, dal punto di vista economico risulta chiaro che:
1. non esiste un significativo risparmio di spesa corrente derivante di per sé dalla fusione, considerando anche che la fusione costerebbe, tra costi diretti e indiretti, intorno agli 800.000 Euro;
2. i vantaggi economici a favore della società risultante dalla fusione saranno derivati esclusivamente dai maggiori ricavi per il possibile incremento delle tariffe del servizio idrico, e quindi saranno totalmente a carico dei cittadini.
Quindi, da un punto di vista strettamente economico, leggendo il parere dell’Advisor, ci sembra che i cittadini da questa fusione ne abbiano più da perdere che da guadagnarci.
Ma nonostante tale parere la Giunta vuole andare avanti.
Ed avanti in che modo? Data per scontata la convenienza della fusione (che come abbiamo visto scontata non è affatto) la Giunta delibera di procedere con modalità esattamente contrarie a quanto suggerito dall’Advisor, il quale, nell’ipotesi di una fusione totale, indicava chiaramente che la strada più opportuna e meno rischiosa sarebbe stata la incorporazione di Aset Spa in Aset Holding.
Ora pare sia stato richiesto un altro parere, il terzo. Sborsando altri soldi pubblici, l’ultimo sarà finalmente coincidente con la volontà politica? Aspettiamo con ansia di leggerlo.
Lo stesso Dott. Celani, che con la lettera del 22.07.2016 sorregge da un punto di vista tecnico-giuridico la presa di posizione della Giunta, non ha potuto non evidenziare che “la fusione per incorporazione di Aset Holding in Aset Spa potrebbe scontare la dichiarazione giudiziale di nullità, ovvero l’annullamento del trasferimento delle reti del Sistema Idrico Integrato, ritenuto una cessione e dunque operato in violazione di norma imperativa”.
Le reti idriche fanno parte del demanio e quindi sono “inalienabili”. Non è inoltre affatto chiaro se la sentenza della Corte Costituzionale n. 199/2012, che ha confermato l’obbligo di separazione tra le attività di gestione dei servizi e la proprietà delle reti, impianti ed altre dotazioni infrastrutturali, sia da considerarsi superata o meno.
Pertanto, nell’indeterminatezza di un quadro giuridico in evoluzione, l’Advisor ci mette in guardia sul rischio concreto che la fusione così concepita possa rivelarsi un pasticcio, e che sarebbe più saggio e prudente quantomeno attendere la pubblicazione del decreto “Madia” sui Servizi Pubblici di Interesse Economico Generale prima di procedere oltre.
Per ultimo le considerazioni di carattere politico. Nei giorni scorsi abbiamo letto sulla stampa la tesi che la fusione delle due Aset aumenterebbe il peso politico dell’opzione di gestione “in house” dei servizi idrico ed igiene ambientale nei rispettivi Ambiti Territoriali, se e quando si andrà a decidere sul gestore unico, in quanto la “nuova” Aset sarebbe più grande ed avrebbe la proprietà delle reti.
Tale affermazione si dà anch’essa per scontata, ma purtroppo non è suffragata da nessun fondamento o ragionamento logico. La decisione sulle modalità di gestione dei Servizi Pubblici Locali (se “in house” o mediante società multiservizi mista pubblico-privato) è infatti una decisione politica in mano ai Sindaci, e del tutto indipendente dalla struttura di Aset.
Al contrario di quanto sostenuto da quella tesi, qualora nelle Autorità d’Ambito la scelta della modalità di gestione dei servizi ricada sulla forma S.p.a. mista pubblico-privato (ovvero Marche Multiservizi), dopo la fusione sarebbe ancora più agevole, dal punto di vista tecnico, procedere con una scissione delle sole attività di gestione del servizio idrico ed igiene ambientale dalla nuova Aset a favore di Marche Multiservizi, con delibera assunta a maggioranza dall’assemblea della nuova Aset spa. Nessun riparo contro la privatizzazione dei servizi è quindi garantito da questa inutile fusione, ma solo attraverso la costituzione di un azienda speciale si può effettivamente garantire che l’acqua rimanga pubblica, come sancito dal referendum.
Lista Civica MOVIMENTO CINQUE STELLE FANO – movimento5stelle.it
Marta Ruggeri, Hadar Omiccioli, Roberta Ansuini