L’AFFARONE RINCICOTTI & ORCIANI

Leggiamo sulla stampa locale della soddisfazione della Presidente dell’Aset Capodagli per la vendita della partecipata Rincicotti e Orciani, definita come una conclusione positiva della vicenda.

Ci sarebbe da sorridere, se non si dovesse piangere sui nostri quattrini di cittadini ed utenti di Aset, buttati negli anni in questa fallimentare impresa, senza che nessuno abbia pagato per le proprie responsabilità.

Ricordiamo che il costo di acquisto della società pagato da Aset ai Rincicotti, con il voto favorevole di Renato Claudio Minardi per conto del Comune, è stato di 1.113.848 Euro, e che fino al 2014 l’Aset ha sborsato altri 380.000 Euro per rifinanziare le perdite subite dalla società quando è stata gestita dagli amministratori nominati dall’Aset stessa.

Ricordiamo la causa legale intentata contro Rincicotti, invece che contro i responsabili dell’acquisto della società, acquisto rivelatosi un’operazione quantomeno incauta. La causa è stata ritirata da Aset prima del giudizio arbitrale, con l’accollo di tutte le spese legali per oltre 70.000 Euro.

Ed oggi la conclusione della vicenda, con un ricavo di vendita della partecipazione percepito da Aset di soli 6.500 Euro (pari a 61.500 meno i 55.000 lasciati nella società venduta per ricapitalizzarla ulteriormente dopo le ultime perdite) contro un milione e mezzo spesi tra costo di acquisto pagato e perdite subite successivamente. E questo dopo aver lasciato all’acquirente in dote un contratto 700.000 Euro di lavori per il Comune da fare nei prossimi dieci anni.

Per Aset un affarone di cui ritenersi soddisfatti! Sia chiaro, nessuna responsabilità dell’attuale presidenza, che ha seguito un percorso obbligato e salvaguardato i quattro dipendenti della società, ma davanti a certi disastri ci sembra un po’ azzardato parlare di conclusione positiva.

Il Comune ed i vertici di Aset si chiedano piuttosto come mai solo uno dei 17 comuni soci, oltre a Fano, hanno votato a favore della fusione con Aset Holding e, visti gli umori, che cosa accadrà alla scadenza dei contratti di servizio che oggi tengono ancora legati questi comuni alla società.

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