Finalmente la nostra apprensione è stata placata: è arrivata la nuova, attesissima, entusiasmante bordata di Sinistra Unita contro la riforma sanitaria ideata da Spacca e perpetuata da Ceriscioli.
Gli alleati del PD a targhe alterne, che tuonano contro la giunta regionale ma governano gomito a gomito con Minardi e Seri a Fano, che hanno imbarcato tra le proprie fila Carnaroli, il principale fautore dell’ospedale unico a Fosso Sejore, e che fino a ieri appoggiavano il governo Gentiloni insieme a renziani e alfaniani, devono aver avuto una folgorazione e stamattina si sono svegliati pimpanti per annunciare una mobilitazione diffusa, denunciando “la mancanza di posti letto e di personale, l’inadeguatezza del sistema ospedaliero soprattutto nell’entroterra, la parziale e non sufficiente integrazione fra le strutture di Pesaro e Fano e l’idea sempre più malcelata che tutto questo sia solo un modo per aprire le porte ai privati”.
Caspita, ci si aspetterebbe che gli autori di queste sferzanti accuse abbiano tenuta una condotta coerente e idonea a correggere le stesse storture che evidenziano. E invece cosa faceva Sinistra Unita in consiglio comunale, quando noi del Movimento 5 Stelle presentavamo proposte su proposte, anche di iniziativa popolare, per reintegrare i posti letto pubblici sottratti alla nostra provincia, per difendere e ripristinare le strutture ospedaliere pubbliche, per contrastare una privatizzazione famelica della sanità nel nostro territorio, attuata anche attraverso il project financing? Le bocciava insieme all’inseparabile PD o al massimo, quando l’imbarazzo diventava proprio insopportabile, si asteneva! Cosa faceva quando noi stavamo in mezzo ai cittadini e raccoglievamo migliaia di firme ai banchetti? Ci snobbava! In un’occasione, Sinistra Unita ha addirittura presentato una mozione come prima firmataria in cui l’ospedale unico veniva beatificato come la panacea di tutti i mali, quando era chiaro già allora, ed oggi lo è più che mai, che accettare questo modello sanitario implicava necessariamente acconsentire all’invasione del privato nella sanità provinciale! E anche i sindacati non hanno certo tenuto una posizione più lineare e cristallina.
Se davvero Sinistra Unita volesse scongiurare tutto questo, dovrebbe quanto prima smarcarsi dal Sindaco Seri che ultimamente, in ogni sede, rivendica la clinica privata convenzionata a Chiaruccia come un elettrizzante risultato della sua lungimiranza politica, piuttosto che come la tomba del diritto alla salute dei cittadini fanesi e dell’entroterra. La contraddizione è così lacerante e la posta in gioco così alta che, se conservasse un briciolo di dignità, Sinistra Unita dovrebbe perlomeno interrogarsi sull’opportunità di rimanere dentro la maggioranza che regge l’Amministrazione fanese.
Ma forse il sospetto che si stia facendo strada l’istinto di ingoiare anche questo rospo non è così infondato. Nella seduta dello scorso 11 luglio, la consigliera Luzi dopo aver affermato che “il privato lavora sui rimborsi di prestazioni, quindi crea la necessità di stare male. La sanità privata prima deve avere un pareggio e poi va al profitto”, si è poi esibita in un triplo salto carpiato, chiarendo che “se voglio bene a questa città (…) devo in qualche modo mediare anche io e dire che se deve entrare, che entri convenzionata, ma lo dico con il dolore nel cuore”. E poco importa che la necessità del privato sia stata indotta scientificamente e deliberatamente anche con il taglio dei posti letto pubblici!
Chi governa con il PD non ha la credibilità, né evidentemente la forza, per lanciare nessuna sfida né mobilitazione sul territorio. Se Sinistra Unita vuole seriamente contrastare lo scellerato disegno regionale, invece di fare propaganda ipocrita sui giornali, cominci a cercare contatti con le forze politiche che, come la nostra, questa riforma sanitaria l’hanno sempre osteggiata.
Le opzioni sono solo due: o si è contro, o si è complici. Sinistra Unita decida da che parte stare, o taccia per sempre.
Lista Civica MOVIMENTO CINQUE STELLE FANO – movimento5stelle.it
Hadar Omiccioli, Marta Ruggeri, Giovanni Fontana