Se l’arte di aggirare le domande fosse annoverata tra le discipline olimpioniche, la nostra Amministrazione si aggiudicherebbe senza troppi sforzi la medaglia d’oro. L’ultimo esempio ce lo offre l’Assessore Marchegiani, che evita accuratamente di rispondere ai rilievi specifici che gli abbiamo mosso con un’interrogazione relativa al nuovo affidamento del Bastione Sangallo.
Il Vicesindaco ha in parte ragione quando afferma di aver rispettato la legge, ma le nostre domande erano diverse e, per la maggior parte, riguardavano scelte di natura puramente politica. Tanto per cominciare, ancora non ci è dato sapere perché nel 2015 si utilizzò una procedura aperta, che prevedeva un vero e proprio bando pubblico, mentre stavolta si è scelta una procedura negoziata senza bando. Non abbiamo avuto risposte sui motivi per cui due anni fa si informò la cittadinanza a mezzo stampa riguardo all’imminente affidamento del Bastione, mentre stavolta è stato fatto tutto in sordina. Non è chiara neppure la ragione che abbia portato ad ammettere un numero massimo di cinque concorrenti alla presentazione delle offerte.
In poche parole: perché ci si è limitati a garantire, in fatto di pubblicità e trasparenza, il minimo indispensabile imposto dalla legge per poi dolersi sui giornali, con totale ipocrisia, della scarsa partecipazione alla “gara”? Su tutto questo Marchegiani tace, e non esiste silenzio più eloquente del suo.
Stupisce poi la perseveranza nel considerare il bar come un aspetto secondario e addirittura facoltativo della gestione del monumento, nonostante rappresenti l’unica fonte di finanziamento per le iniziative, gratuite per il pubblico, organizzate all’interno del bene. L’Assessore confessa che non esiste alcun riscontro concreto circa la convinzione, riportata con grave leggerezza negli atti ufficiali, che finora i profitti del bar siano stati totalmente reinvestiti nelle attività culturali. Inoltre si rifiuta di chiedere anche per il futuro una rendicontazione che possa avvalorare questo assunto, l’unico in grado di giustificare il mancato versamento di qualsivoglia canone da parte del gestore a favore del Comune, che al contrario si accolla addirittura il pagamento delle utenze.
Si rasenta il capolavoro affrontando, infine, la questione relativa alla proroga della concessione, che è stata accordata dall’Amministrazione all’attuale affidatario ed è prevista in via eventuale anche per il futuro gestore, nonostante sia espressamente vietata dalla legge. Per giustificarsi, non solo Marchegiani si appella ad una norma non applicabile a questo caso, ma arriva ad affermare che il carico di lavoro del Servizio Cultura è stato tale da non consentire di attivare la nuova “gara” in tempo per la scadenza (avvenuta lo scorso 30 ottobre) della concessione attualmente vigente. Ne dobbiamo dedurre che il Comune non è in grado di espletare lo svolgimento delle sue ordinarie e fisiologiche funzioni? Speriamo che il Vicesindaco si renda conto della gravità di queste dichiarazioni e assuma i provvedimenti conseguenti in ordine ad un’eventuale riorganizzazione degli uffici.
Le risposte di Marchegiani mancano di rispetto, più che alla nostra intelligenza, a quella di tutti i cittadini. In questa sequenza impressionante di carenze, si svela tutta l’irresponsabilità e l’ambiguità della Giunta Seri nella gestione del patrimonio pubblico, a cui invece ci si dovrebbe accostare con una premura particolare, tanto più quando entra in gioco anche il suo valore storico e monumentale. Rimarremo ovviamente in allerta finché la nuova concessione non sarà aggiudicata, sperando che perlomeno quella fase non ci riservi brutte sorprese.