La perdita di 5 milioni di Euro sulle azioni Creval è solo l’ultima di quelle subite dalla Fondazione Carifano nel vano tentativo di sostenere alcune banche locali, tra cui almeno una, la Banca delle Marche, pessimamente gestita e “ripulita” di ogni risorsa, come le cronache giudiziarie attestano.
Questo è avvenuto perché, invece di far gestire gli investimenti a qualificati professionisti sulla base di criteri di diversificazione e basso profilo di rischio (criteri peraltro previsti dallo statuto sociale e dal regolamento per la gestione del patrimonio), alla Fondazione si è scelto di destinare ingenti risorse patrimoniali allo scopo “politico” di finanziare alcune banche locali (magari con la recondita speranza di ottenere un posto in Consiglio di Amministrazione?), mentre gli investitori più avveduti se ne andavano o se ne stavano ben alla larga.
La Fondazione presieduta dall’Ing. Tombari negli ultimi anni ha perso in operazioni finanziarie circa 50 milioni di Euro, tra azioni bancarie ed investimenti in fondi immobiliari, togliendo importanti risorse agli scopi di utilità sociale cui i proventi della Fondazione sono destinati a norma di legge e del suo statuto.
A questo disastro ci hanno portato quelli che si definiscono esperti. È ora che passino la mano; qui a Fano come in tutto il Paese.
Non si comprende come la Presidenza della Fondazione ancora non abbia preso atto della discutibile gestione del patrimonio, rassegnando le dimissioni, né perché l’assemblea non si sia attivata per pretenderle, valutando le eventuali responsabilità dell’organo amministrativo, come da noi richiesto già lo scorso anno.
Siamo sicuri che il bilancio al 31/12/2017, che sta per essere approvato, rispecchierà il vero valore di mercato degli investimenti della Fondazione e che verranno puntualmente effettuate le eventuali ulteriori svalutazioni indicate dai corretti principi contabili, in modo da consentire a tutti gli interessati di fruire di informazioni affidabili, senza lasciare scheletri nell’armadio alle gestioni future.