IL BUSINESS DELLE DISCARICHE: ANCHE FANO COINVOLTA

Invece di ridurre i rifiuti da smaltire investendo nella raccolta differenziata porta a porta e negli impianti di trattamento e riciclo, la politica provinciale ha scelto di ampliare le discariche per poi riempirle con rifiuti in larga parte provenienti anche da fuori provincia e da fuori regione.

E’ questo in estrema sintesi il business delle discariche che abbiamo sempre denunciato e che oggi viene stigmatizzato anche dalla sentenza del Consiglio di Stato, dopo il ricorso presentato da alcuni lodevoli cittadini, sostenuti dal Movimento 5 Stelle di Urbino, contro l’ampliamento della discarica di Ca’ Lucio di Urbino.

Una pratica ampiamente seguita anche a Fano, nella discarica di Monteschiantello, fin dai tempi del sindaco Aguzzi e proseguita anche con il sindaco Seri, come risulta dai dati che abbiamo ottenuto mediante accesso agli atti e che abbiamo più volte denunciato in consiglio comunale e agli organi di stampa. Conferire i rifiuti in discarica costa caro ed è tutto un guadagno per i gestori. E allora piano con la raccolta differenziata, piano con gli investimenti negli impianti di trattamento e riciclo e a tutta birra con lo sfruttamento delle discariche anche mediante il conferimento di rifiuti speciali da fuori provincia e da fuori regione, che rendono assai bene.

Un asservimento agli interessi economici dei gestori del ciclo dei rifiuti, Marche Multiservizi in primis, ai quali tutta la politica provinciale si è sempre piegata. C’erano infatti anche Seri e Minardi nel 2013 in quella riunione agostana della giunta provinciale tenuta al fresco del rifugio delle Cotaline, sul monte Catria, quando, assente l’assessore all’ambiente Tarcisio Porto che evidentemente aveva sentito puzza di bruciato, veniva votato all’unanimità l’ampliamento della discarica di Ca’ Lucio, ora bocciato dal Consiglio di Stato per carenza di valutazione da parte dell’amministrazione provinciale sulla necessità del medesimo ampliamento. Delibera firmata naturalmente anche da Massimo Galuzzi che tanto sentenzia contro di noi tramite i giornali, allora assessore provinciale ai lavori pubblici e poi diventato presidente di Marche Multiservizi.

A Galuzzi rispondono le dichiarazioni rese alla stampa non da noi, ma dall’assessore provinciale all’ambiente di allora, che sono emblematiche: “Delibera già inutile, figlia di una strategia vecchia, che rallentava la raccolta del porta a porta… Scelta politica e industriale voluta e concordata con Marche Multiservizi… Marche Multiservizi avendo acquisito aziende decotte di recupero rifiuti, ritrovandosi molti camion per la raccolta indifferenziata, avendo preso il ramo d’azienda della gestione della discarica, ha voluto che si ampliasse la discarica per rientrare dai costi”.

Se queste sono le ragioni, allora anche in questo caso la politica locale, ben rappresentata da Matteo Ricci, Massimo Seri e Renato Claudio Minardi, invece di perseguire l’interesse pubblico e la salvaguardia dell’ambiente mediante un chiaro indirizzo verso la raccolta differenziata porta a porta, il riciclo ed il recupero di materie prime secondarie e quindi la riduzione del rifiuto residuo da conferire in discarica, si è piegata all’interesse economico: aumentare i conferimenti in discarica per fare cassa. Tanto alla fine a pagare sono sempre i cittadini, non solo con la tassa sui rifiuti, ma anche con un territorio ambientalmente compromesso.

La dinamica di questo episodio, emerso alle cronache ed al vaglio della giustizia solo per la tenacia di alcuni cittadini, ben spiega perché noi del Movimento 5 Stelle siamo per una gestione dei rifiuti e dell’acqua interamente pubblica e svincolata da interessi economici estranei a quelli dei cittadini utenti destinatari dei servizi

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