Periodo pasquale: momento delle grandi conversioni. Il sindaco sembrava rimasto illuminato sulla “via di Damasco” da un moto di ragionevolezza. Tagliare i costi della politica. Peccato che cadendo da cavallo, come San Paolo, abbia sbattuto la testa e se ne sia dimenticato nel giro di 48 ore. Perché Aguzzi aveva emendato (modificato) il bilancio annunciando il taglio di due assessori per contenere i costi e per dare un segno ai cittadini. Peccato che quando l’abbiamo proposto noi ci abbia accusato di populismo e demagogia. Ma non è finita qua. Dopo due giorni, nell’ultimo consiglio comunale, il Sindaco ha emendato il suo emendamento. Ha proposto solo un taglio parziale delle indennità del primo cittadino e degli assessori, senza eliminare gli assessori. Siamo alla farsa, con quale autorità continua a guidare questa città? Quale profondo ragionamento lo ha condotto a questa clamorosa retromarcia? Il motivo è semplice: l’attaccamento alla poltrona da parte degli assessori a cui Aguzzi non riesce a dare un indirizzo definitivo.
Perché è meglio fare economia con la diminuzione degli assessori invece di stagliuzzare qua e là raggiungendo lo stesso risparmio, ma mantenendo gli assessori? Il motivo è semplice: il bilancio di questo anno diminuisce di oltre la metà gli investimenti, riducendo l’attività amministrativa a mera attività “condominiale”. Gestire la routine degli assessorati non richiede grandi sforzi di indirizzo politico, cioè un numero esagerato di assessori, quali sono oggi, ben dieci. Sarebbe un bel segno ridurre i costi della politica ed aumentarne l’efficienza. Ma il sindaco non pare avere la forza per attuare tutto ciò. Impigliato nella rete dei veti incrociati, sembra essere un pesce che boccheggia fuori dall’acqua e che il pescatore sembra pronto a tirare in barca. Questo è l’inizio della fine della Giunta Aguzzi.