Stefano Seri
Profilo
Vivo e risiedo a Fano da 52 anni; sono sposato con Elisabetta: insieme abbiamo adottato due figli, Andrea e Matteo. Mi sono laureato in architettura a Firenze, poi ho scelto la libera professione che mi ha portato a sviluppare progetti urbanistici ed edilizi nel territorio ed a collaborare con diverse aziende nell’ambito delle costruzioni in legno. La grande passione per il legno pone le sue radici nel mio amore per le zone alpine, quella montagna che mi ha insegnato a sopportare la fatica senza l’ansia di arrivare ad un risultato immediato ma con il piacere di vivere immerso in un ambiente naturale magnifico percorrendo i suoi sentieri a piedi o in bicicletta. E’ appunto la bicicletta il mio mezzo di trasporto e sport preferito: da tanti anni pratico mountain bike girando in lungo e in largo il nostro territorio; negli anni ’90, oltre a contribuire alla redazione di guide per gli amanti di questo mezzo, do il mio apporto per porre le basi del “codice di autoregolamentazione delle attività sportive in montagna”. Poi l’arrivo dei miei figli Andrea nel 2001 e Matteo nel 2007 mi fa conoscere la realtà dei bambini abbandonati e depredati di ogni diritto: non potevo stare con le mani in mano, dovevo aiutarli, così entro nella struttura che mi ha fatto diventare padre: l’esperienza mi porta a contatto con le coppie adottive, con i volontari delle varie sedi italiane dell’ente ed ora da presidente curo i rapporti con le istituzioni italiane ed estere. Attraverso il continuo impegno sociale e il cercare l’incontro con gli altri arrivo a dare il mio contributo in politica con l’obbiettivo di costruire una città che si prenda cura dei luoghi, delle realtà e soprattutto delle persone che ci vivono a partire dai più piccoli. Sono certo di poter contribuire a ritrovare la capacità di gestire il nostro territorio attraverso una pianificazione che guardi all’interesse di tutti, a quell’interesse comune da realizzare tramite una progettazione partecipata che veda la gran parte dei cittadini fanesi protagonisti di un futuro non guidato dal guadagno di pochi ma dal bene comune.